Antonello Carnassale

Antonello Carnassale ha una storia che pare una sceneggiatura e la sua parabola di riscatto punta dritta ai Giochi Mondiali Special Olympics di Berlino del giugno 2023. Un colosso di un metro e novanta, Antonello è innamorato del pallone e la sua vita è una rincorsa continua, in bilico tra Roma, dov’è cresciuto, Rieti, dove è nato un giorno di metà gennaio di 25 anni fa e Rocca Sinibalda, il paese con cui ha stretto i legami più forti.

“Andare a Berlino è un premio che mi sono meritato grazie alla mia squadra – racconta l’attaccante reatino – ed è a tutti i miei compagni che dedicherò ogni mio sforzo. Sarà bellissimo rappresentare l’Italia in un evento così grande e soprattutto farlo insieme a Leonardo, l’Atleta partner che mi ha inserito nel 2017 nel team Special Olympics del Real Rieti prima e dell’Fd 18 Rietinclude poi. Lui è per me più di un fratello, è un grande esempio in ogni cosa che fa”.

Facciamo qualche passo in dietro.

“La mia storia è segnata dalla perdita di mia madre – racconta – avevo solo due anni, quando è successo. Non me la ricordo. Nella mia memoria solo piccole tracce rimaste in qualche foto e nei racconti che conservo ancora con un po’ di rabbia”.

La rabbia, il sentimento con cui fare i conti. Prendere la prima cosa a portata di mano e scagliarla lontano.

“Oggi ho anche un tatuaggio che mi parla di lei. Ma è il mio paese che devo ringraziare per essere diventato la mia vera famiglia. Tutti gli amici che mi hanno sostenuto sin da quando riuscivo a spiccicare solo due parole. Dicevo solo “qui” e “io”. È da là che viene il mio soprannome: Quio. Non è stato per prendermi in giro, fa parte della mia storia e ci sono affezionato”.

Dal paese si torna a Roma, nella casa famiglia di piazza Buenos Aires.

“Tra i nove e i ventuno anni è stato il mio punto di riferimento. Là ho imparato a fare i conti con il senso di abbandono, grazie a tutti gli operatori e agli insegnanti che mi hanno saputo guidare. Persone d’oro come Antonella, Rosetta, Gabriella, Filippo, Giovanna, Daniele e Alessandra. Anche lo sport mi ha dato una grande mano, certo. Avevo bisogno di una valvola di sfogo e il calcio mi ha permesso di fare tanti passi in avanti. Ancora oggi, oltre al mio team di Special, mi diverto a giocare con una squadra in terza categoria. Mi aiuterà ad arrivare in forma a giugno, quando indosserò la maglia azzurra”.

Oltre allo sport, tante altre soddisfazioni, anche nel lavoro.

“Dopo il diploma all’alberghiero a Monte Mario ho trovato un posto come barista a Roma ma a un certo punto ho deciso di tornare a Rocca Sinibalda, dove tre amici hanno creato un’azienda agricola. Antonello, Riccardo e Danilo hanno creduto in me. Curiamo il verde, tagliamo l’erba, sistemiamo giardini, coltiviamo frutta e verdura: tutte attività in cui bisogna essere precisi e puntuali. Io mi impegno al massimo e mi sento realizzato”.

Il tempo libero?

“La mia passione più grande, attualmente è guardare serie tv. Mi piace il cinema e l’arte in generale. Un consiglio? Guardatevi “Tutto chiede salvezza”, con Leo l’abbiamo divorata in una notte sola. La mia città preferita è Barcellona perché Gaudi è un mio mito”.

Torniamo a Special Olympics, che arriva 5 anni fa ed è amore a prima vista.

“Ci ho messo poco a inserirmi nella mia squadra di calcetto – dice Antonello – siamo un gruppo affiatato e ognuno si può esprimere per quello che sa dare. Ricordo i miei primi giochi nazionali a La Spezia, la felicità vissuta nei momenti più semplici della trasferta, come la colazione, i tuffi in piscina, le sfide ai videogiochi in camera, le prese in giro e gli scherzi. Poi l’anno dopo a Montecatini, altro grande evento, e i Play the Games di Fiuggi del 2019, quando ho ricevuto un premio speciale dai tecnici per il mio modo di stare in campo. L’esperienza più particolare ed emozionante è stata quella del beach soccer a Cesenatico, prima della pandemia:  creare una squadra insieme agli amici del Team Filo Onlus è stato bellissimo. Tornare a Torino l’estate scorsa e giocarcela con le formazioni più forti è stato un altro risultato eccezionale. Siamo cresciuti tanto come gruppo e singolarmente – conclude Antonello detto Quio – la convocazione viene da questo percorso in cui non abbiamo mollato mai e ci siamo sempre impegnati. Per questo devo dire grazie a tutto lo staff del mio team e ai miei compagni di squadra. Se dovessi far goal ai giochi mondiali, subito correrei verso una telecamera per dedicarlo a loro”.

 

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