Lucia Stefanoni

Lucia ha 25 anni. Generalmente è di poche parole. Specialmente quando si emoziona.
È selettiva – racconta la mamma – ; quando ritiene di poter dare fiducia, allora è un libro aperto.

 

Tanti interessi, mille passioni

Le piace fare i mandala, le piace scrivere i resoconti delle sue giornate, viaggiare, le piace l’arte.
Ha un’ottima memoria: ricorda tutti i compleanni e gli onomastici degli amici, è sempre la prima a mandare gli auguri con whatsapp.
Le piace molto fotografare, hobby in cui riesce abbastanza bene. Ultimamente ha partecipato a mostre fotografiche e ha venduto i suoi mandala per fare beneficenza. Ha imparato a staccarsi dalle sue opere!

Ama moltissimo sciare e nuotare, nei laghi, nei fiumi, nel mare, anche d’inverno, se glielo permettiamo. Va in bicicletta volentieri, dopo aver riacquistato la fiducia persa in seguito ad una brutta frattura della caviglia a causa di una caduta su un percorso impervio.

 

La strada da percorrere

Quando si decide di diventare genitori si mette in conto qualsiasi “incidente di percorso” che può capitare. Io fin da giovane ho sempre temuto l’idea di poter avere un figlio con la Sindrome di Down, e dopo la nascita di Matteo, bel bambino sano, ero quasi sicura che se fossi rimasta ancora incinta, la sorte migliore che poteva capitarmi sarebbe stata quella di mettere al mondo un bambino con la Sindrome di Down.
Mio marito non mi ascoltava, ma io ho avuto ragione! Diciamo che la sorpresa c’è stata, ma da parte mia è stato come quando in una
situazione l’epilogo non lo decidiamo noi: noi sappiamo solo che può capitare solo A o solo B. E uno è positivo, l’altro lo è meno, ma non è comunque negativo. A noi è capitato B, e si è aperta quindi una strada sconosciuta, ma non necessariamente “brutta”. Faticosa, sì. Roba da rimboccarsi le maniche, consapevoli di avere di fronte difficoltà nuove, sconosciute. Una bella sfida da affrontare subito con grinta e coraggio.
Avevamo alcune strade da poter scegliere, senza sapere ovviamente dove ci avrebbero portato e quali prospettive ci avrebbero aperto.
Abbiamo cercato di seguire l’istinto: se avessimo ascoltato tutti i pareri, le esperienze e i suggerimenti, forse saremmo ancora all’inizio!
In fondo in ogni situazione della vita siamo chiamati a scegliere, spessissimo senza avere il tempo per ragionarci su. Naturalmente si sceglie ciò che in quel momento sembra il meglio possibile, con tutta la serietà, il coraggio, i dubbi, la paura ma anche la certezza che se si sceglie in direzione di un bene, non può venire fuori del male.

Si procede per tentativi, si scoprono le tendenze, le passioni, le capacità e le qualità che, se incoraggiate, possono portare dei risultati e  appagare, dare soddisfazione e fiducia in sé stessi. Il tutto affiancato ad una educazione che renda la persona, il più gradevole possibile, padrona di abitudini buone e corrette. Ciò vale per tutti, ma vale a maggior ragione per le persone con difficoltà intellettive.
Le cadute, poi, ci sono, è inevitabile, ma è importante pretendere il massimo che il figlio possa dare, e accertarsi che questo massimo lo mantenga il più possibile. Allo stesso tempo credo sia indispensabile tenere presente i limiti e non cercare di superarli ad ogni
costo. È importante riconoscere i propri limiti, sapere che ognuno ha i suoi, accettarli senza sentirsi inferiori e concentrarsi sull’affinare le qualità e le capacità. In questo modo il figlio diventerà “ bravo” in qualche campo, e potrà “ vantarsi” delle sue capacità.

 

Il vivere comune

Ritengo che sia molto importante, nel limite del possibile, che il figlio trascorra del tempo con ragazzi normodotati ( che siano parenti, figli di amici, compagni di scuola) in modo che possano vivere delle esperienze alla pari. Non sempre, nè obbligatoriamente, saranno inferiori o da meno.
Questo vivere in comune dà modo anche ai genitori e ai fratelli di non essere immersi per troppo tempo nel mondo della “ differenza”, cosa che, a lungo
andare, logora, intristisce, avvilisce e non giova particolarmente a nessuno. Noi con Lucia non ci siamo posti aspettative particolari, abbiamo fatto lo stesso anche con suo fratello. L’aspettativa è che qualsiasi figlio venga aiutato a scegliere ciò che lo rende sereno e
contento, ovviamente con responsabilità e serietà. Certo nel caso di un ragazzo con difficoltà l’accompagnamento è più delicato e richiede l’aiuto di persone sensibili, empatiche e che sappiano trovare soluzioni, le più indicate.

 

La scuola e il lavoro

Lucia ha frequentato per due anni un asilo nido in cui senz’altro, pur non riportando verbalmente a casa nulla di ciò che faceva, andava molto volentieri,
dimostrando partecipazione, interessa e capacità di imparare e relazionarsi con altri bambini.
La stessa positività l’abbiamo riscontrata nella scuola materna. Poi, come il fratello, ha frequentato le elementari in una piccola scuola vicina al bosco e
a un bel ruscello, composta da solo cinque classi con pochissimi ragazzi. È stata una scelta vincente. Sembrava di essere una grande famiglia in cui c’era molta collaborazione con il corpo insegnante e i genitori. La bontà di questi anni è stata un’ ottima collaborazione. Inoltre mio marito ed io non “pretendevamo la luna”: con gli insegnanti esprimevamo vicendevolmente le nostre impressioni e ci fidavamo della loro esperienza e buon
senso, senza interferire con i loro metodi, perché vedevamo che gli sforzi portavano dei grandi miglioramenti.
Dopo le scuole superiori Lucia è rimasta a lavorare nell’istituto di suore salesiane che ha frequentato prima come studente.
Da sei anni lavora 4 ore al giorno, durante le quali riesce anche a incontrare e a intrattenersi con vecchi insegnanti, personale, alunni. Partecipa poi attivamente a iniziative curricolari dell’Istituto anche in esterno, compreso a uscite di più giorni dove, oltre a visite di istruzione, si cammina e si va in
bicicletta.
Quotidianamente il percorso casa scuola e viceversa ( di circa ½ ora) lo compie a piedi in autonomia; e compie in autonomia altri percorsi cittadini non proprio semplicissimi. Certamente questo traguardo ha necessitato di grande cura da parte mia, sono comunque sempre in apprensione, ma è una conquista a cui lei e noi teniamo molto!

 

Lo sport

Lucia si è accostata da subito praticamente allo sport. Come avevamo fatto con il fratello, l’ abbiamo coinvolta in ciò che facevamo, con le
modalità adatte ad ogni bambino, adattate man mano all’età e all’acquisizione delle capacità.
Una volta consapevoli che ciò che le veniva offerto le “ piaceva”, si è fatto
semplicemente come si fa con tutti i figli. Le abbiamo offerto camminate in montagna, contatti con l’acqua, sci, barca a vela, bicicletta, e poi viaggi con i relativi adattamenti ad orari, a climi, a comodità o scomodità, naturalmente in linea con ciò che era pronta ad accettare.

Lo sport lo ha praticato con la famiglia e con gli amici, e così man mano si è impratichita, ha imparato ad apprezzare i contesti, le compagnie, a volte i disagi, le gratificazioni, le meraviglie, il superamento della fatica, a volte di qualche paura perchè la soddisfazione è sempre tanta!

In genere riesce a far tesoro di tutte le opportunità che le vengono offerte, tanto è vero che ripete spesso: come siamo fortunati, quante cose belle facciamo e vediamo!

Non possiamo dire che la sua vita sia cambiata da quando ha iniziato a fare sport, perché ha da subito fatto parte della sua educazione ma sicuramente Special Olympics rappresenta un bacino di opportunità altrimenti irripetibili. Tutti gli eventi coinvolgono tante persone diverse, dai ragazzi che partecipano agli accompagnatori, dalla gente del posto ai tecnici. Durante gli eventi si respira aria di festa, si è molto attivi, ci sono da rispettare orari, regole, si è protagonisti di momenti che altri hanno organizzato con impegno e serietà proprio per gli Atleti.
C’è l’emozione per la gara, l’adrenalina, il piacere della discesa, il piacere del ritrovarsi in albergo, di ritrovare amici.

Lo sport indubbiamente è una cura per il corpo e per lo spirito. La bellezza dello sport è che lo si può praticare in qualunque età e con qualunque limite.
Ognuno si può prefiggere i traguardi che ritiene più adatti a sé, ma può assolutamente muoversi per il solo piacere di sentirsi libero nell’ambiente che preferisce, in compagnia, o solo con se stesso. Ritengo che gli Atleti Special Olympics sappiano godere di queste sensazioni, ma anche di
sensazioni molto più intime che magari non vogliono o non sanno esprimere.

 

I Giochi Mondiali Invernali a Kazan

Lucia era stata segnalata come riserva per lo sci alpino nella precedente edizione in Austria quindi onestamente un po’ se lo aspettava, ma la conferma è stata comunque emozionante!
Credo che non si possa immaginare cosa sarà, fino a quando inizierà la trasferta. Lucia fa fatica a “sognare” come noi, ma poi ogni istante rimane indelebile nel suo cuore e nel suo bagaglio: ha una grandissima attenzione per ciò che capita a lei e  intorno a lei.

“Sono Lucia.
L’idea di andare in Russia per le gare è grandissima, una emozione enorme.
Non ho mai partecipato ad un evento mondiale, e questa è anche la prima volta che andrò in Russia.
Sono commossa di partecipare a questo evento importante, spero che tutto andrà bene, spero di dare il massimo. Vediamo.
A me piacciono molto gli sport che faccio. Diciamo che ci ho messo un po’ a imparare, ci è voluta molta pazienza. Ma per fortuna che mi sono impegnata!
La mia grande passione è lo sci, ho messo gli sci credo a 3 o 4 anni e non sapevo ancora cosa sarei diventata. Spero di stupire tutti.

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