È stato uno dei trascinatori della squadra azzurra ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics di Torino 2025, c’è da scommetterlo. L’entusiasmo di Fabio Procopio, ventisettenne di Rosta e rappresentante dei team Latino Dance and Fitness e Pandha Torino, è stato una delle carte azzurre nella disciplina della danza sportiva. Il corso da Atleta leader lo ha resoun fiero testimone dell’importanza dello sport inclusivo di Special Olympics. Una storia fatta di fiducia e testardaggine, la sua, di obiettivi spostati sempre un po’ più in là, per dimostrare che quando le opportunità incontrano la volontà, i traguardi sono diventati raggiungibili.
“Per me – rivela lo stesso Fabio – essere un Atleta Leader significa saper parlare di fronte a tante persone, in particolare ai ragazzi delle scuole e delle università, che magari un giorno saranno Atleti partner o volontari nei nostri eventi. Il corso mi ha aiutato a diventare più bravo nel parlare, più attento e impegnato nei miei compiti. Ho sperato di riuscire un giorno a parlare in pubblico anche in inglese,magari in un evento internazionale di Special Olympics. Sognavo di incontrare il presidente Tim Shriver e ringraziarlo a nome di tutti gli Atleti per aver creduto in noi. Beh quel giorno c’è stato”.
Andare oltre, provarci sempre
“Fabio ha un entusiasmo contagioso – rivela mamma Carmela – e una testardaggine che forse ha preso da me e dalle mie origini calabresi. La sua storia è dentro il cuore della nostra famiglia che all’inizio è stata messa alla prova e poi si è compattata intorno alle sue conquiste. Oltre al papà Antonio, ci sono altri due padri, che per lui sono i suoi fratelli maggiori Daniel e Marco. Dopo il parto ero affranta per le parole di una pediatra che mi aveva predetto il peggio, ma sono stati loro a darmi coraggio perché quello che non sarebbe riuscito a fare da solo, Fabio l’avrebbe fatto insieme a noi. Così è stato. La sua trisomia non gli ha impedito di appassionarsi ai libri, alla musica, allo sport, al suo lavoro. E oggi chiunque lo incontri ci dice che ha lasciato in lui un segno, con il suo sorriso e la sua voglia di vivere”.
A scuola per tirare fuori il meglio
“Sin dall’infanzia le storie e la lettura lo rapivano letteralmente – ricorda sua madre – cresciuto a suon di fiabe sonore, Fabio non voleva mai uscire dalla biblioteca e alla primaria piangeva per le sue difficoltà nella scrittura. Pensate che abbia rinunciato? Manco per sogno. Abbiamo passato un’intera estate a provare, la sua manina nella mia. E a settembre lui scriveva. La logopedia che ha seguito fino a 14 anni, su nostra iniziativa, lo ha aiutato. Quando i suoi insegnanti gli dicevano di fermarsi con i compiti fino a un certo punto, o gli assegnavano attività più semplici, lui pretendeva di fare quello che era dato alla classe. Facevamo i compiti fino a mezzanotte, durante le superiori che ha frequentato in un istituto agrario, ma voleva provarci sempre. È un peccato che alla fine dei cinque anni gli sia stato riconosciuto solo un credito formativo. Il diploma l’avrebbe meritato, ma le sue capacità non sempre sono state riconosciute”.
Lo sport, per sognare in grande
“Mi sono allenato bene – ha ripreso Fabio – ogni settimana ho fatto tre allenamenti di ballo e due in piscina, poi ci sono stati i raduni o le gare. Ho nuotato anche in acque libere in lunghe distanze. Ai mondiali ho portato una coreografia caraibica sulla musica dei Queen. Mi sono piaciuti i brani degli anni Ottanta, ho amato il rock e quando ho ballato le note hanno guidato i miei movimenti. Lo sport è stato molto importante perché oltre a farmi stare bene fisicamente mi ha dato un’altra famiglia. Special Olympics con i suoi eventi ci ha regalato tante emozioni e mi è piaciuto raccontarle quando mi hanno chiesto di fare un intervento in pubblico. Quando c’era la pandemia il computer e le call sono statil’unica opportunità per stare in contatto e io ne ho approfittato per prepararmi a rappresentare il mio movimento oltre che a coltivare tutte le mie passioni come lo studio della musica suonando la tastiera e il dipinto. Sono andatoall’Università di Torino per un incontro con gli studenti. Sono già stato al Palazzo dell’Onu e nella Sala Rossa del Comune. Tornando al ballo, devo dire che da dieci anni questa disciplina mi ha regalato grandi soddisfazioni, anche grazie alla mia partner Irene. Ho anche studiato per diventare maestro di ballo”.
Le chiavi di casa dei mondiali
“Il fatto che i Giochi si siano fatti nella mia città è stato uno stimolo in più – ha ammesso – ho avuto anche l’onore di proclamare il giuramento dell’Atleta in inglese durante la conferenza stampa di presentazione dei Giochi Mondiali. In quella giornata mi è stata consegnata anche la bandiera ufficiale di Torino 2025. Durante questo evento ho avuto la possibilità di conoscere tante persone di diverse nazionalità e mi sono preparato anche per poter comunicare con loro. È stato fantastico. La medaglia l’ho dedicata a Tiago, il mio nipotino più piccolo e un po’ a tutta la mia famiglia che partecipa sempre con gioia alle mie attività. Grazie a loro sono diventato quello che sono”.
Un lavoro da festeggiare
“Lavoro in un fast-food ed ho un contratto di tre anni. È una grande gioia per me far parte dello staff del ristorante. I miei colleghi sono già diventati dei nuovi amici. Sono sicuro che hanno fatto un gran tifo per me quando mi sono esibito a Bardonecchia”.
Casa Procopio trasferita durante i Giochi
“Siamo andati tutti a vedere Fabio – spiegano i suoi genitori – per non perderci nulla di questo grande evento. Siamo talmente orgogliosi di lui e consapevoli di quanto sia stata unica questa opportunità per dimostrare ancora una volta, in un contesto internazionale, le sue grandi doti. Speriamo che le sue soddisfazioni ispirino tanti altri giovani”.


